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Prova a pensare ad una sera "padana", immagina di camminare disorientato tra la nebbia e di udire tra il grigiore di quell'atmosfera irreale una voce tuonante, quasi prepotente...sei arrivato dove tutta la nostra storia è cominciata, sei all'ingresso della birreria Scaramouche. Entra pure e continua a seguire quella voce...arriverai ad un tavolo in cui il Maestro sta recitando uno dei suoi leggeri monologhi, Melo e Giango sorridono ad una bionda ed ad una rossa, entrambe doppio malto, Ezio è divertito dall'insolita scenetta e prova a capire dove e soprattutto con chi sia finito.
Ora fai un bel respiro, guarda fuori nel grande estivo; la nebbia si è diradata e lascia la scena ad una calda e limpida notte di luglio; se esci dal locale ti trovi circondato da decine e decine di tavoli, gente ovunque, fiumi di birra e note calde che volteggiano; benvenuto ad una di quelle seratone estive in cui anche le stelle sembrano applaudire le note di "Io vagabondo": tutto cominciò intorno ad un tavolo della birreria che a distanza di qualche anno ci avrebbe regalato uno tra i concerti più belli della nostra avventura insieme.
Melo predicava da anni l'idea di arrangiare un tributo ai Nomadi; la sua non era solo un'idea ma una fissazione vera e propria. Tanta antica passione fino quel momento non era stata sufficiente ma dopo anni di "blues e dintorni" la voglia di "cambiare note" diventò l'unica via percorribile per ricaricare di energia un gruppo invecchiato nello spirito; fu come girare pagina, riscrivere da zero un genere su cui nessuno aveva esperienza ma che allo stesso tempo avrebbe dovuto ridarci quelle emozioni che avevamo perso per strada; l'idea era quella di provare a rievocare la magia dei Nomadi, l'atmosfera dei loro concerti e le suggestioni della loro poesia: le vibrazioni, sia per noi che per il nostro pubblico, a quel punto non sarebbero mai mancate.
Fu così che della vecchia formazione rimasero solo tre coraggiosi ed instancabili guerrieri, Melo, Il Maestro e Giango a cui si unì da subito Ezio, incuriosito o forse semplicemente ubriaco dopo la famosa sera "padana" allo Scaramouche. Dopo due anni di prove, concerti e tante commoventi soddisfazioni, il Buon Dio ha deciso di premiarci e fu così che ci fece apparire niente meno che un flauto magico, alimentato dalla grazia artistica della nostra Gemmina.